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Il ritratto di Antonio Maffioli può considerarsi il migliore tra quelli conservati nella quadreria della Società Operaia di Domodossola e uno dei capolavori di Antonio Cotti, sia per la qualità della tecnica pittorica, a dense pennellate distese con cura, tono su tono, sia per l’efficacia dell’interpretazione psicologica del personaggio.

La figura risulta quasi defilata nel taglio in piedi a tre quarti di scorcio, lo sguardo rivolto all’esterno del quadro, la mano sinistra, ornata da anello d’oro, che stringe vigorosamente il bavero della giacca, la sinistra a pugno chiuso nel reggere un paio di occhiali. Sobrio il vestito, interrotto solo dal baluginare della catena d’oro dell’orologio da taschino.

Il volto è tranquillo e fiero, la barba e i capelli grigi ben curati. Sul tavolino a sinistra un calamaio, la penna e alcuni fogli che si piegano verso l’alto: su quello superiore la scritta “Lascio Lire 10.000 alla Società Operaia di Domodossola”. Antonio Maffioli fu Angelo, nato a Domodossola il 15 ottobre 1834, conciatore e poi negoziante in pellami, si affiliò alla Società Operaia il 23 maggio 1858 appena ventiquattrenne e vi tenne per anni la carica di tesoriere.

Morto il 4 marzo 1898. fu onorato nella seduta del Consiglio del 9 marzo, presieduta da Luigi De Antonis, che ne fece la commemorazione ricordando l’ingente e generoso lascito derivante dalla fortuna della Ditta Fratelli Maffioli fu Angelo Maria, caratterizzata da operosità, fede, correttezza ed onestà.

I tre fratelli avevano fondato anche una banca locale a Domodossola, partecipando attivamente alla vita politica e amministrativa del comune, al quale facevano da fideiussori. Busto Antonio MaffioliIl busto, in marmo bianco, venne commissionato dal Consiglio, nella seduta del 9 marzo, pagato allo scultore dell’Accademia Albertina Cesare Reduzzi settecento lire nella seduta del 31 agosto 1901.

L’opera piacque agli amministratori della Società, in lode dello scultore che “dal rustico marmo seppe trarre la perfetta rassomiglianza e anche il prezzo pagato parve tenue di fronte alla bellezza dell’opera, tanto che il Reduzzi venne nominato socio onorario perpetuo per meriti artistici.

La classica compostezza del busto e il tenue realismo dei particolari, ancora d’impronta ottocentesca, si attenuano nella posa del volto, leggermente in tralice e sorridente, con le pupille marcate in nero, senza tuttavia raggiungere la forza espressiva e il carattere del ritratto eseguito dal pittore Antonio Cotti.

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